Quannu a fortuna si scapriccia

Quannu a fortuna si scapriccia

Domenica 23 febbraio 2014 – Ore 18:00

di A. Curcio ed E. Scarpetta

Regia di Luigi Mandanici

Compagnia esecutrice: Associazione teatrale “Le Nuove Immagini”

 

Quannu a fortuna si scapriccia

 

 

Eduardo De FilippoDe Filippo, Eduardo – Autore teatrale, attore e regista (Napoli 1900 – Roma 1984). Tra le figure più eminenti del teatro italiano del Novecento, per la sua abilità di autore e la sensibilità di interprete che faceva perno sulla sottile rarefazione dei mezzi espressivi e su una raffinata tecnica espressiva. Dapprima in parallelo con l’esperienza teatrale svolta con i fratelli De Filippo, in seguito con compagnie proprie si impose sulla scena teatrale italiana con una serie di lavori drammatici che hanno avuto grande successo anche fuori d’Italia: Napoli milionaria (1945), Questi fantasmi (1946), Le bugie con le gambe lunghe (1947), La grande magia (1948), Le voci di dentro (1948), La paura numero uno (1951), Mia famiglia (1953), Bene mio, core mio (1956), Sabato, domenica e lunedì (1959), Il sindaco del rione Sanità (1960), L’arte della commedia (1964), Il contratto (1967), Il monumento (1970), Gli esami non finiscono mai (1973); nel 1954 inaugurò a Napoli il teatro San Ferdinando, distrutto dalla guerra e ricostruito a sue spese per far rivivere a Napoli le tradizioni del teatro napoletano. Nel 1972 ottenne il premio internazionale Feltrinelli per il teatro; nel 1981 venne nominato senatore a vita.

 

 

 

Armando CurcioCurcio, Armando (Napoli 1900 – Roma 1957). È stato un editore, commediografo e giornalista italiano. Attivo (prima a Napoli, poi a Roma e Milano) anche come umorista, direttore di periodici, autore di narrativa, regista, sceneggiatore e verseggiatore, in tutti i campi raggiunse buoni livelli, ma senza distinguersi particolarmente in alcuno. Proveniva da una colta famiglia napoletana, che annoverava anche alcuni artisti; il padre era avvocato. Durante il fascismo fondò l’Istituto Editoriale Moderno, che pubblicava enciclopedie in fascicoli e opere narrative in edizione economica, e che diventerà la Armando Curcio Editore. La sua attuale notorietà resta legata alla produzione teatrale. Lionello e l’amore, la fortuna con l’effe maiuscola (in collaborazione con Eduardo De Filippo), Casanova farebbe così! (in collaborazione con Peppino De Filippo), Basta il succo di limone! (in collaborazione con Eduardo De Filippo), Tarantella napoletana, I casi sono due, Funiculì funicolà, A che servono questi quattrini. Quest’ultima fu il successo più grande: portata in scena al teatro Quirino di Roma l’8 maggio 1940 dalla compagnia di Eduardo De Filippo, ne fu tratto l’omonimo film del 1942; dello stesso anno è la trasposizione cinematografica di Casanova farebbe così!

 

 

 

 

 

 

Nota di regia – “Quando a fortuna si scapriccia” da “La fortuna con l’effe maiuscola”. Per me figlio degli anni Cinquanta, che ha vissuto tra i “bassi” di via Magazzino e via Addolorata, non è stato difficile riconoscere ed adattare non solo la commedia ma soprattutto lo spazio scenico prediletto da “Eduardo”. Si tratta di uno stanzone aperto, di transizione; luogo di incontro e di scontro, dove si sviluppano storie comuni di familiari e non che diventano “curtigghiu” quotidiano. La privacy è estranea all’universo del maestro “partenopeo”, è una vita in continuo fermento attraversata dagli odori, dagli umori, dalle grida, dai pianti, dalle risate del padrone e dei vicini di casa. A questa regola non sfugge la famiglia “Ruvulu”, protagonista della nostra ultima fatica. Tra le pareti domestiche si consuma la vita tragicomica di uomini normali dominati dalla mancanza di lavoro, dalle incomprensioni, dalle frustrazioni e dalla miseria. L’eroe della messinscena è Giovanni: “un bastonato dalla sorte”, il quale, essendo sul punto di perdersi, non si arrende, prende coscienza e impara che la vita offre sempre un’altra possibilità. Con un geniale colpo di teatro riesce a rovesciare la realtà. La colorita espressione dell’ingenuo Enricuccio “non porca miseria, papà, ma a facci da buttana da miseria!”, ci ricorda che il vero carcere sono tutte le puttane miserie della vita che soffocano l’esistenza e tolgono la speranza…

Luigi Mandanici